Premessa

La ricerca presentata in questo volume è stata realizzata per conto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali dallo Studio Diathesis di Modena.
Lo staff di ricerca è composto da Maurizio Serofilli (coordinatore), Giorgia Gariboldi, Massimo Giorgi e Serena Muracchini.
La realizzazione della ricerca è stata resa possibile dalla partecipazione di responsabili di Regioni ed enti locali che hanno attivamente collaborato alle fasi di raccolta delle documentazioni e di confronto sulle stesse e più in generale sulle realtà territoriali osservate. In particolare:

  • Per L’Ambito distrettuale Alta Valdelsa: Francesca Chellini, assessore ai servizi sociali di San Gimignano, Marisa Viti, coordinatrice sociale della zona Alta Valdelsa e della Segreteria tecnica del Piano di zona e Silvia Brunori, operatrice della Segreteria tecnica;

  • Per l’Ambito distrettuale di Barletta: Maria Dettori, dirigente del Settore servizi sociali del Comune, Ines Sgarra, coordinatrice dell’Ufficio di piano e Marina Ruggiero, ricercatrice appartenente all’Ufficio di Piano;

  • Per l’Ambito distrettuale di Cremona: Eugenia Grossi, responsabile dell’Ufficio di Piano e Davide Vairani, componente dell’Ufficio di Piano;

  • Per il Distretto sociale di Lugo: Elena Zannoni, assessore alle politiche sociali di Lugo, Maria Luisa Liverzani, responsabile del servizio sociale del distretto Ausl di Lugo e Silvia Zoli, coordinatrice tecnica dell’Ufficio di Piano;

  • Per l’Ambito Penisola Sorrentina e Capri: Gennaro Izzo, coordinatore dell’Ufficio di Piano;

  • Per l’Ambito di Pesaro: Giuliano Tacchi, coordinatore d’ambito e Giampiero Ricino, ricercatore dello staff del coordinatore;

  • Per la Zona sociale di Ventimiglia: Anna Banchero, dirigente del settore programmazione delle politiche sociali e integrazione socio-sanitaria della Regione Liguria e Isabella Berrino, coordinatrice della Segreteria tecnica di Ventimiglia.

Sommario

INTRODUZIONE di Maurizio Serofilli, Giorgia Gariboldi, Massimo Giorgi

CAPITOLO I

I PROCESSI DI COSTRUZIONE DEI PIANI SOCIALI E DELLE ZONE:
ANALISI DI SETTE CASI

  • ALTA VALDELSA, UN CAMMINO PER LA COSTRUZIONE DELLA ZONA

  • BARLETTA, L’INTEGRAZIONE IN CONTESTO MONOCOMUNALE

  • CREMONA, COSTRUIRE IL DISTRETTO SOCIALE NELLA FRAMMENTAZIONE COMUNALE

  • LUGO, L’INTEGRAZIONE AL TEMPO DELLE DELEGHE

  • PENISOLA SORRENTINA E CAPRI, L’UFFICIO DI PIANO GESTORE

  • PESARO, LA COSTRUZIONE DELL’AMBITO TRA PROGETTAZIONE E GESTIONE

  • VENTIMIGLIA, L’INTEGRAZIONE DAL DOPPIO LIVELLO


CAPITOLO II

FATTORI IN GIOCO NELLA COSTRUZIONE DELLE ZONE E DEI LORO PIANI

1. IL RAPPORTO TRA CONFORMAZIONE DELL’AMBITO TERRITORIALE E PROCESSI DI COSTRUZIONE DELLA ZONA SOCIALE
1.1 L’ambito monocomunale
1.2 L’ambito che comprende Comuni di dimensioni non troppo dissimili
1.3 L’ambito con un Comune molto più popoloso degli altri
1.4 L’ambito caratterizzato da una elevata frammentazione comunale
1.5 Considerazioni conclusive

2. GLI IMPRINTING REGIONALI SUL LAVORO DELLE ZONE
2.1 Orientare e/o accompagnare
2.2 Due aspetti della programmazione regionale
2.3 L’organismo tecnico di coordinamento dei Piani di Zona
2.4 Quando la zona è troppo “affollata”
2.5 Prime riflessioni sui diversi approcci adottati dalle Regioni

3. LE INTERAZIONI E LE ALLEANZE TRA LE DIMENSIONI ISTITUZIONALE, SOCIALE E TECNICA
3.1 La collaborazione tra dimensione istituzionale e dimensione tecnica
3.2 La collaborazione tra dimensione istituzionale e dimensione sociale
3.3 La collaborazione tra dimensione sociale e dimensione tecnica

4. UNA LENTE COMPLESSA PER GUARDARE LE ZONE E I LORO PIANI

CAPITOLO III

FOCALIZZAZIONE SUGLI ORGANISMI TECNICI DEI PDZ: FUNZIONI COMPLESSE PER SOGGETTI IN COSTRUZIONE

1 ALLA RICERCA DI ALCUNE FUNZIONI COMPLESSE E DEL LORO SIGNIFICATO

2. PRIMA FUNZIONE. L’ALTRA FACCIA DEL PDZ

3. SECONDA FUNZIONE. COSTRUIRE L’INTEGRAZIONE CHE MANCA
 
4. TERZA FUNZIONE. PROMUOVERE E SOSTENERE GRUPPI DI PROGETTAZIONE

5. QUARTA FUNZIONE. CONCERTARE L’INTEGRAZIONE PROGETTUALE

6. QUINTA FUNZIONE. SPERIMENTARE LA GESTIONE INTEGRATA

7. ORGANISMI PER LA REGIA TECNICA (DOVE L’ACCENTO CADE SUL SOSTANTIVO)
7.1 Funzioni ubique
7.2 Significato comune delle funzioni: costruire la nuova zona sociale
7.3 Funzioni di un ruolo di regia
7.4 Un organismo in costruzione (come i Piani e le loro zone)

Introduzione

Il significato di questa ricerca si connette all’obiettivo nel Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali teso a realizzare, assieme ad alcuni dei principali soggetti che attualmente stanno cimentandosi in questa importante operazione, una prima riflessione sulle modalità e i risultati relativi alla costruzione dei nuovi livelli d’integrazione territoriale dei servizi sociali avviati in questi anni, con forme e velocità diverse, su tutto il territorio nazionale.
All’interno di questa prospettiva il fuoco di questo lavoro sta in particolare sui processi d’integrazione che, nei diversi contesti presi in esame, sono oggi all’opera tra orientamenti, dimensioni e soggetti chiamati in via prioritaria ad attivare il nuovo livello della rete territoriale dei servizi sociali. A tal fine la ricerca si è concentrata sui processi di costruzione dei Piani di zona (Pdz), assumendoli non tanto e non solo in rapporto agli esiti della loro attività redazionale - che pure, come si vedrà, è stata ampiamente analizzata - quanto in relazione ai processi connessi alla loro elaborazione, processi che tendono a coincidere con quelli legati alla costruzione dei lineamenti delle nuove ‘infrastrutture’ territoriali dei servizi, appunto le zone, gli ambiti, i distretti sociali… In altri termini si tratta di comprendere come e attraverso quali percorsi le Conferenze e i Comitati dei Sindaci, i tavoli di concertazione, i gruppi e le aree di coprogettazione, gli Uffici di Piano, le Segreterie tecniche, i Coordinatori d’ambito… sono riusciti a pervenire a prime elaborazioni e attivazioni di configurazioni organizzative in grado di promuovere l’integrazione sovracomunale dei servizi sociali. Come verrà detto più dettagliatamente in altri punti del testo, è in questa prospettiva più connessa ai processi organizzativi d’integrazione territoriale (e meno ad una ‘prospettiva redazionale’) che viene qui assunto l’‘oggetto’ Piano di zona.
Se dunque un primo obiettivo è dato dallo sforzo di cogliere i tratti salienti delle diverse modalità di costruzione delle zone e di operare dei primi confronti tra loro, un secondo è rappresentato da quello di elaborare, su questa base, alcune riflessioni che possano metterci in grado di individuare e illustrare alcuni fattori che sembrano giocare un ruolo dirimente in questo tipo di operazione, e provare quindi a mettere a punto non tanto un modello di lettura vero e proprio da replicare, quanto un primo orientamento che possa essere in grado di aiutarci a cogliere la complessità inerente al lavoro di attivazione di nuove integrazioni dei servizi, dal quale potrebbe essere più agevole procedere in questa attività avviata dal Ministero.
Per rendere ragione di esperienze avviate recentemente, che non possono disporre ancora di consolidati quadri di riferimento, il nostro lavoro non ha potuto limitarsi ad un’opera di analisi dei documenti (vuoi delle zone, vuoi delle Regioni) ma si è reso necessario avviare un lavoro in profondità concentrandoci su sette esperienze scelte in accordo con le rispettive Regioni. Queste esperienze corrispondono alle zone di Alta Valdelsa, Barletta, Cremona, Lugo, Pesaro, Penisola Sorrentina e Capri, Ventimiglia. In ognuna di esse è stato realizzato un lavoro con i responsabili della dimensione tecnica prevista dai Piani di zona vale a dire con Responsabili di Uffici di Piano e di Segreterie tecniche, Coordinatori d’ambito, Dirigenti comunali e regionali… i quali non di rado hanno coinvolto in questi appuntamenti assessori alle politiche sociali e altri loro collaboratori, conferendo in tal modo a questi incontri di lavoro uno sguardo più ricco, dove le interazioni (nevralgiche nei processi d’integrazione come quelli che qui affrontiamo) tra i vari protagonisti, in particolare quelle tra politici e tecnici, hanno avuto modo di esprimersi per così dire ‘in diretta’.
A seguito di questo lavoro sui documenti e con i protagonisti, sono state effettuate, all’interno dello studio Diathesis di Modena alcune riunioni di analisi ed elaborazione dalle quali è scaturito il presente testo. Esso si articola in tre capitoli. Rimandando sin d’ora alle relative presentazioni ci limitiamo qui ad indicare che:
a) nel primo capitolo, che è un po’ il cuore del testo, viene presentato il lavoro di analisi delle sette esperienze connesse alla costruzione del Pdz e della zona;
b) nel secondo abbiamo cercato, sulla base delle riflessioni svolte nel primo, di cogliere e mettere a fuoco alcuni fattori dirimenti nella costruzione delle zone e una prima lente che potrebbe aiutarci a comprendere la complessità di questo lavoro di attivazione;
c) mentre nel terzo, abbiamo elaborato alcune puntualizzazioni sul soggetto che, con maggiore continuità, sta operando in relazione a queste nuove dimensioni del sociale costituite dalle zone: ci riferiamo agli organismi che operano sul livello tecnico dei Pdz, mentre sono collocate in varie parti del testo le considerazioni sui diversi e, come si vedrà, rilevanti tipi di apporto forniti dalla dimensione sociale, e in particolare del Terzo settore, alla costruzione delle zone.
L’ultima considerazione verte su una serie di riprese di temi e considerazioni in diverse parti del testo. Questo vale soprattutto per i Capitoli II e III dove aspetti centrali, messi a fuoco nel Capitolo I, sono osservati da più punti di vista (lenti) dando l’impressione di una certa ripetitività.
Sul versante ringraziamenti, due in particolare s’impongono tra tutti gli altri.
Innanzitutto ai responsabili tecnici dei Pdz che abbiamo coinvolti nel lavoro:
ad essi le nuove zone sociali in costruzione debbono non poco! A loro soprattutto è stato richiesto, in tempi relativamente brevi, di promuovere localmente la crescita di queste nuove creature e, al contempo, di sostenere un po’ ‘sulla loro pelle’ l’elaborazione di standovi profili professionali che stanno prendendo forma.
In secondo luogo ad Andrea Tardiola e a Patrizia De Felici della Direzione generale per la gestione del fondo nazionale con i quali, in diversi momenti, abbiamo condiviso riflessioni e scelte sul lavoro di ricerca in un’ottica che intende rafforzare l’apporto, anche elaborativo, del Ministero ai processi orientati alla costruzione della nuova integrazione dei servizi sociali.

Maurizio Serofilli
Giorgia Gariboldi
Massimo Giorgi


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